Territorio e storia

Ultima modifica 12 novembre 2022

I primi insediamenti nel nostro territorio sono di epoca romana, come attestano le tracce di centuriazione nella proprietà agricola ed i molti reperti rinvenuti nelle zone di San Damiano, Bovera, Goide, Ova e Cadé.
 
Il nucleo abitato vero e proprio sorse intorno al 500 d.C. per opera degli Ostrogoti di Teodorico.
Questi ordinò: “... communiri Castrum, apud vos positum... ut domos vobis praedicto Castro allacriter construatis” (... che il Castello, che è presso di voi, venga fortificato... che con fermo animo costruiate case nell’anzidetto castello).
Il nostro borgo venne ampliato e potenziato nel 722 dal re longobardo Liutprando.
 
Le vicende più note si riferiscono, però, al Medioevo, quando Castelnuovo, di parte ghibellina, fu alleato di Federico Barbarossa e partecipò alla distruzione di Tortona (1155), ottenendo in cambio opere pubbliche, immunità e privilegi, tra i quali il diritto di collocare sulla torre la bandiera comunale (giallo-oro e bianco-argento) e di avere l’esclusiva del mercato del gualdo (per tingere di blu le stoffe).
La rivalità con Tortona provocò innumerevoli guerre, finché Castelnuovo, all’inizio del 1300, dopo un breve periodo come libero Comune, con leggi proprie (Statuta), divenne feudo del ducato di Milano, con le signorie dei Bandello, Torriani, Visconti, del Carmagnola e degli Sforza.
In particolare fra i feudatari va ricordato Borso d’Este che, nel periodo 1443-1471, diede impulso alle attività economiche (tintoria delle stoffe, oreficeria, ferro e rame). Fra i prodotti primeggiavano spade, padelle e padellini e proprio per questo ancora adesso i Castelnovesi sono soprannominati nel circondario con l’appellativo di “padlé”. Potenziò il mercato del giovedì, le fiere di San Giuseppe, di San Desiderio e della Natività (8 Settembre). Inoltre concesse il beneficio della esenzione dal servizio militare, testimoniata dalla bandiera sulla torre recante la duplice scritta “A peste, fame et bello libera nos Domine” (liberaci o Signore dalla peste, dalla fame, dalla guerra) e “A fulgure et tempestate libera nos Domine” (liberaci o Signore dal fulmine e dalla grandine).
In tale epoca Castelnuovo divenne un centro di grande importanza e assai ricco, come testimoniano le ampie case costruite in quel periodo e di cui rimangono tracce evidenti.
Dopo la parentesi spagnola con i signori D’Avalos, Castelnuovo, che finalmente nel 1567 aveva modificato la denominazione “di Tortona” in “ad Scripiam”, nel 1570 divenne feudo dei marchesi Marini, i quali fecero costruire la chiesa ed il collegio di Sant’Ignazio e il palazzo ora sede municipale.
 
Nel 1778, quando morì la marchesa Giovanna, ultima dei Marini, coniugata con Centurione, le successe il figlio, il principe Carlo Centurione.
Il 17 Giugno 1828 venne deciso di demolire le mura, lunghe metri 3600, che per la loro solidità avevano fatto di Castelnuovo una posizione militare di notevole importanza, attirando per secoli compagnie di ventura, eserciti francesi, spagnoli e austriaci e ciò anche per la collocazione strategica nel punto d’incontro fra le vie del sale (dal mar Ligure lungo lo Scrivia) e la valle del Po.
Nel 1800, tagliato fuori dalle strade ferrate, nonostante il proliferare di filande e fornaci, Castelnuovo declinò, anche a causa della forte emigrazione verso il Sudamerica. Pagato un forte tributo di vittime alla Grande guerra (102 caduti) e alla seconda guerra mondiale (59), sede del comando di una brigata partigiana particolarmente attiva durante la Resistenza, nel dopoguerra il paese ha ripreso vigore puntando su nuove industrie, sull'agricoltura, sul commercio e si è rivitalizzato con una forte ondata immigratoria di 300 veneti fra il 1951 e il 1970, 1500 meridionali (soprattutto calabresi) negli anni ‘60-’70 e 300 da altre regioni.

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